Presentazione del libro
“AL LAVORO E ALLA LOTTA. LE PAROLE DEL PCI”
scritto da Franca Chiaromonte e Fulvia Bandoli, edito da Harpo Editori
Mercoledi 6 dicembre ore 17,00.
Saloncino della Funzione Pubblica-CGIL,
corso Garibaldi 31 (di fronte alla sede INPS)
ne discutono insieme alle autrici del libro,
Franca Chiaromonte e Fulvia Bandoli, :
Fernando Argentino, Associazione Memoria in Movimento;
Gennaro Giordano;
Paolo Nicchia;
Vilma Tabano.
“Nato come un gioco a chi se ne ricordava di più tra due persone che hanno in comune esperienze e passioni politiche, Al lavoro e alla lotta è un particolare glossarietto sul lessico dei comunisti italiani, sul senso delle parole chiave e sul loro uso nella pratica quotidiana di quel partito. Quando il “discorso politico” non si poteva postare in un tweet. Mentre il linguaggio della politica si fa sempre più scarnificato e freddo qui si cerca il senso di parole che ancora potrebbero camminare nel mondo e di altre che al contrario non hanno più la forza per farlo. Spiegando il senso di duecento parole – da apparato a vigilanza, passando per frazionismo, gatto selvaggio, legge truffa, rivoluzionario di professione – le autrici provano a rendere l’idea, anche attraverso ricordi personali ed esperienze dirette, di ciò che è stato, nel bene e nel male, il partito comunista “più bello” dell’Europa Occidentale. Accompagnano il glossario dieci interviste a donne e uomini che hanno vissuto quella storia politica, tra cui Luciana Castellina, Gianni Cuperlo, Achille Occhetto, Emanuele Macaluso, Marisa Rodano.
Le autrici:
Franca Chiaromonte, napoletana di nascita, cresce nella Fgci, nei collettivi femministi, nel CentroVirginia Woolf di Roma. Fondatrice dell’Associazione Emily in Italia. Già parlamentare e responsabile nazionale della Commissione Cultura dei DS. Ha pubblicato con Letizia Paolozzi “Il Taglio” Datanews 1992 e con Antonia Tomassini “ Il Parlamento non è un pranzo di gala” Rubettino 2014.
Fulvia Bandoli romagnola di nascita, cresce nel movimento degli studenti del ’68 poi nella Fgci. Ecologista e pacifista da sempre fa le prime battaglie ambientaliste sull’Adriatico, quando ancora non c’erano i Verdi. Femminista in ritardo. Già parlamentare e responsabile nazionale della Commissione Ambiente Territorio dei DS.
“Una parola più di altre ci ha restituito il senso della politica che ci piace: il corpo del Partito. Difficile dire cosa fosse esattamente. L’insieme di iscritti, simpatizzanti, elettori e anche qualcosa di più, qualcosa di mistico, oggi si direbbe di simbolico. Quando dovevi far passare una decisione importante, cambiare strategia o politica delle alleanze ascoltavi (attraverso centinaia di assemblee in tutto il Paese) il corpo del partito, vissuto e nominato come fosse un’entità vivente le cui parti stavano tra loro collegate. Il Pci secondo alcuni era “un mondo a parte” e una “chiesa”. Noi preferiamo dire una comunità e non solo un partito politico. E tanto “a parte” non doveva essere se fu capace di parlare a milioni di persone. Siamo tuttavia ben consapevoli che si tratta di una esperienza conclusa, ce lo dicono anche piccoli dettagli, quando passando da via Botteghe Oscure, al piano terra adesso ci trovi un supermercato. Una storia è finita. Ma anche le mummie quando le abbiamo ritrovate ci hanno detto cose che non sapevamo e che ci sono servite”.