Recensione di Sergio Dalmasso
Angelo GUALTIERI, Quando il cielo era con noi. Un outsider del Sessantotto, Formigine, Infinito edizioni, 2024, pp. 171, 18 euro.
La lettura di Quando il cielo era con noi di Angelo Gualtieri mi ha interessato per vari motivi.
Innanzi tutto, siamo esattamente coetanei il che significa che siamo passati per le stesse sollecitazioni, abbiamo vissuto gli stessi fatti, conserviamo ricordi comuni.
Poi, abbiamo vissuto i mitici anni '60, venendo ambedue da piccoli centri e trovandoci in una grande città (non cito Giorgio Gaber), Genova per me, Bologna per lui, con l'inevitabile confronto tra la realtà di paese e il dibattito vivo, non solo nel movimento studentesco, che esplodeva in quel particolare momento storico.
Ancora, tutto il racconto di Gualtieri è costellato da continui riferimenti alla grande musica di quegli anni, a cominciare dal titolo che si riferisce a Canzone per te di Sergio Endrigo (festival di Sanremo 1968). Ogni capitolo inizia con la citazione di una canzone: Compagno di scuola di Venditti, Contessa di Paolo Pietrangeli, Eve of destruction di Barry Mc Guire, A whiter shade of pale. Mi ha rovinato il sessantotto degli Squallor, Quelli eran gorni; continui sono i riferimenti alle canzoni che ci hanno accompagnati nel corso del racconto, quasi una colonna sonora di un film biografico: Furono le canzoni a costituire la colonna sonora di quel periodo (p. 92).
L'autore è originario di Piandelagotti, nell'Appennino modenese, figlio di una famiglia modesta.
Il percorso scolastico viene raccontato con grande attenzione, per l'importanza che assume nella vita di Angelo ed anche per l'impegno (in tutti i sensi) che ha comportato. Le elementari, le medie, poi ragioneria a Sassuolo. Le spese per un “fuori sede” sono difficili da sostenere e occorre, quindi, lavorare nei mesi estivi.
Quindi, l'università. La sola facoltà per un diplomato in ragioneria è Economia e commercio. La città più vicina è Bologna.
Anche in questo caso, vi sono difficoltà: gli affitti sono cari e la distanza dal paese rende difficili (treno- bus) gli spostamenti.
Bologna permette di conoscere la contestazione studentesca, una rivolta politica che, alle spalle, ha l'assassinio dello studente socialista Paolo Rossi, lo scandalo della “Zanzara”, giornale studentesco del liceo Parini di Milano, la realtà internazionale in sommovimento (il Vietnam e non solo).
Lettera a una professoressa di don Milani, letto immediatamente da tutt*, è una accusa alla scuola classista, alle differenze di classe che ricadono sugli orientamenti e sui risultati scolastici. Ha grande efficacia anche per il linguaggio semplice e diretto: Se sai, sei. Se non sai sei uno in balia degli altri.
Angelo, partecipa al movimento, a quella forma di democrazia collettiva che è l'assemblea, per la sua esperienza diretta di studente fuori sede e di famiglia modesta, ne coglie i pregi, ma anche i limiti e le semplificazioni ideologiche. Il mondo non è popolato solo da Che Guevara e da Ho Chi Min (p. 77). Occorre, quindi, cambiarlo in modo non troppo hard, iniziando dal livello culturale.
Ancora non ama gli slogan e la superficialità, la sottovalutazione della cultura, l'egualitarismo che livella verso il basso...sgradevole conseguenza postuma dell'infantilismo (p. 99).
La sua iscrizione alla Democrazia cristiana può sembrare contraddittoria, ma avviene su situazioni locali, nella corrente il cui riferimento locale è Ermanno Gorrieri (a livello nazionale Donat Cattin).
Anche nel partito, si manifesta l'anticonformismo (caratteriale, culturale...). Riunioni, assemblee vedono sempre i suoi interventi, propri di una formazione libera che dal '68 ha ricavato sollecitazioni, curiosità, capacità critica, ma che ne sottolinea la degenerazione dell'assemblearismo, l'estremismo, citando Habermas (p. 162) che arrivò a parlare di fascismo di sinistra.
Il libro termina con note personali, la laurea in economia, la brillante attività professionale, ma anche con la domanda (anche qui la citazione è di una grande canzone) Que reste-t-il?
Sempre più forte montava l'amara sensazione che la festa appena cominciata fosse già finita. E il cielo non sarebbe stato più con noi (p. 166).
L'autore bilancia le conquiste del '68 e i tanti flop. La sua vicenda è piccola tessera di tante vicende personali che si sono intrecciate, come in un film, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nella società (per continuare con le citazioni, ricordate Giorgio Gaber: E allora è venuto il momento di organizzarsi/ di avere una linea e di unirsi attorno a un'idea/ dalle scuole ai quartieri alle fabbriche...?).
La nostra età richiede bilanci. Spero senza troppi rimpianti.
Il libro di Angelo Gualtieri, nelle differenze (a cominciare dalla DC) che penso di avere sottolineato, è utile pezzo di una riflessione collettiva, in questo caso non specificamente storiografica, su una stagione che altri hanno definito “formidabile” e che resta comunque ricca e feconda. Anche se, oggi come non mai, sconfitta.
Sergio Dalmasso