Tanto è stato scritto su Eugenio in queste ore. Spero e auspico che tantissimo ancora si scriverà in futuro ma soprattutto lo si ricorderà “facendo e praticando” la strada che ci ha indicato e percorso per l’intera sua vita. Volutamente tra i tanti scritti ho scelto di pubblicare quelli di Alfio Nicotra e di Giovanni Russo Spena che sono usciti oggi, che lo abbiamo salutato per l’ultima volta fisicamente anche se non c’eravamo, su IL MANIFESTO.
Due compagni che per motivi diversi, pur non frequentandoli come vorrei, li sento vicini soprattutto perché li ho “eletti” rappresentanti di alcuni “pezzi” di quel grandissimo mosaico che costituiva la piccola “comunità” di Democrazia Proletaria.
Una comunità che pur essendo piccolissima, è questo un concetto che non mi stancherò mai di dirlo, ha prodotto, rappresentato e costruito una grandissima cultura politica, un immenso patrimonio di ricerca teorica, una capacità di essere “intempestivi” al punto tale che tante proposte e analisi di allora sono di una attualità impressionante.
Eugenio era nel suo essere prete e missionario LEGGITTIMAMENTE e NATURALMENTE non solo era dentro questa comunità ma ne era, insieme a tanti grandi come lui tra cui lo stesso Giovanni Russo Spena, un punto di riferimento per tantissimi non solo di DP . Ritengo doveroso quindi, non solo come singolo ma anche come Associazione Memoria in Movimento, scrivere poche righe su di lui. Ma non voglio/amo farlo descrivendo ricordi personali. Quelli appartengono alla sfera individuale.
Voglio parlare di lui parlando, o meglio, tentando di descrivere con pochissime righe il pacifismo salernitano. Nei primissimissimi anni dell’80 rientrando dal mio “esilio” trevigiano in cui avevo preso contatti e lavorato con strutture di movimento impegnati nelle prime battaglie pacifiste e antimilitariste (uno degli “animatori” era don Albino Bizzotto) entrai in contatto, insieme ad altri compagni e compagne come Teresa, Gabriella ed altri ancora, con giovanissimi studenti delle scuole medie superiori. Molti di questi già impegnati nelle strutture cattoliche e non solo al Volto Santo. Tutti insieme costituimmo la prima “struttura di movimento” in via Botteghelle (prima nella sede dell’ex Pdup poi sempre nella stessa strada nell’ex sede di DP che nel frattempo si era trasferita) e volutamente ci caratterizzammo già con il nome “ Comitato Salernitano per la Pace e il Disarmo Unilaterale”. Era quindi naturale per noi aprire confronti e interlocuzioni politiche con chi, non solo con i credenti, si muoveva il quel solco (poi diventò politicamente uno sbocco naturale per tantissimi di noi entrare in DP). Da li partirono i confronti con pezzi di sindacato sia della Cisl che della Cgil (Sabatino e Massimo, pezzi importanti della FLM), l’intera comunità del Volto Santo, un coinvolgimento nelle nostre attività di persone eccezionali con il compianto Tonino Gargiulo. Un confronto con Pietro, Bruno, Sergio ed altri che costituirono “L’Uomo di Pasqua”, con sacerdoti come Don Pietro, Don Ciro, vari frati Francescani o come Don Antonio dei Salesiani. Divenni e diventammo assidui lettori delle inchieste sul commercio delle armi di Eugenio Melandri e di Alex Zanotelli. Su quella battaglia e sui temi del rapporto tra il Nord e il Sud nacque la “scintilla” su Eugenio e incominciammo a “scoprire” Samir Amin. Solo diversi anni dopo ci conoscemmo fisicamente. Cosi come scoprimmo Don Tonino Bello, Tonino Drago e tanti altri ancora.
Intanto grazie a lui e a tanti come lui il nostro comitato iniziò a fare “cose da pazzi”. E non solo sulle tematiche classiche del pacifismo ma passando da un nostro “cavallo” di battaglia politica (epici furono gli scontri tra noi con i compagni pacifisti di estrazione figiggiotta la famosa Fgci del Pci) del nucleare civile ci trovammo ad affrontare prima come analisi poi con iniziative riuscitissime il tema delle vivibilità della nostra città, la delocalizzazione in una area attrezzata dell’Italcementi e dell’uso collettivo e pubblico (oggi si direbbe Bene Comune) dell’area di risulta, l’idea di costruire una casa dei popoli con lo scopo preciso di coinvolgere l’Ente Comune come soggetto di pace attivo per un mediterraneo di pace ….. e tantissimo ancora. Quindi parlare di quella esperienza, che nel panorama nazionale non rappresentava nemmeno una goccia rispetto a quello che c’era in piedi in Italia e in Europa, per me, ma sono convinto di poterlo dire a nome di tutti quelli che parteciparono a quella esperienza, significa parlare di PADRE EUGENIO MELANDRI (l’ho sempre chiamato cosi anche e soprattutto quando fu spretato). Perché lui ai nostri occhi incarnava tutto quello che facevamo. Non a caso lo scorso 27 settembre quando come associazione MEMORIA IN MOVIMENTO tenemmo una iniziativa su “La loro guerra uccide quello che alla loro pace è sopravvissuto. Riflessioni sul pacifismo necessario oggi” (http://www.memoriainmovimento.org/articolo/video-la-loro-guerra-uccide-quello-che-alla-loro-pace-e-sopravvissuto-riflessioni-sul ) ebbi modo di dire che mi piaceva immaginare che Eugenio fosse presente con noi durante l’intero dibattito. Ecco questo è il punto: Eugenio Melandri è con noi ogni volta che facciamo un passo in avanti “facendo e praticando” la strada che ci ha indicato e percorso per l’intera sua vita. Grazie Eugenio per tutto quello che ci hai dato e fatto.
Salerno 29 ottobre 2019